Nei casi di evidenti e importanti carenze di osso intervengono le tecniche chirurgiche di rigenerazione e ricostruzione ossea, il cui scopo è proprio quello di aumentare il volume osseo.
La rigenerazione ossea, nel particolare, prevede l’utilizzo di osso autologo/eterologo o di biomateriale e membrane, che possono essere riassorbibili (e dunque non necessitano di rimozione) o non riassorbibili (e quindi devono essere rimosse).
La perdita di osso nelle arcate dentali è generalmente riconducibile a varie cause, tra le quali figurano principalmente la Parodontite (Piorrea), la presenza di lesioni ossee (cisti o tumori), la perdita o l’estrazione di un dente, un evento traumatico, una protesi mobile portata per lungo tempo.
Il fine della tecnica rigenerativa ossea è quello di predisporre il paziente a una successiva, o contemporanea, istallazione di un impianto dentale. Tuttavia, rimane costante l’impegno nella ricerca di alternative più rapide ed efficaci per assicurare una disponibilità sufficiente del volume osseo per l’applicazione di successive tecniche implantologiche.
Come abbiamo visto sopra, questa tecnica viene utilizzata per ricostruire l’osso in aree in cui non è sufficiente per sostenere gli impianti dentali. A differenza di ciò che pensano molti pazienti, non si tratta di un vero e proprio trapianto osseo, ma si usano materiali disponibili in commercio che permettono all’osso di riformarsi. A volte possono essere utilizzare piccolissime quantità di osso del paziente che vengono prelevate direttamente dalle zone operate in punti dove il tessuto osseo non servirebbe per effettuare questa procedura.
Tra queste, la rigenerazione ossea guidata (GBR) è la più utilizzata, in quanto considerata la più efficace in termini di risultati. La GBR è una tecnica che fa uso di griglie in titanio o riassorbibili per “guidare” la rigenerazione dell’osso. Questa è tra le tecniche più avanzate in campo di rigenerativa ossea e consente di ottenere risultati predicibili ed ottimali per riabilitare il volume dell’osso del paziente. Nel caso in cui venga utilizzata una griglia in titanio per effettuare questo protocollo clinico sarà necessario sottoporsi ad un secondo intervento una volta completata la rigenerazione ossea per asportare la griglia. Il tipo di procedure viene deciso dal chirurgo in base al caso specifico e alle esigenze di ciascun paziente. Il Dottor Stefano Pieroni infatti, ha pubblicato numerosi articoli ed è relatore a corsi e congressi sul tema della rigenerativa ossea, tecnica che ha perfezionato lavorando per anni al fianco del Professor Massimo Simion, uno degli inventori di questa tecnica.
La rigenerativa ossea fa male? In genere no. Si tratta di un protocollo piuttosto comune ed ormai viene ampiamente utilizzato in modalità minimamente invasive. Si tratta, tuttavia, di un intervento chirurgico e non va preso sottogamba. Di norma l’intervento viene effettuato in anestesia locale, quindi non si avverte alcun dolore. L’unico momento in cui è possibile percepire un leggero fastidio è dopo l’intervento, dato che l’area interessata sarà soggetta ad un leggero gonfiore. Si tratta di una reazione del tutto fisiologica ed attesa che può essere tenuta a bada con l’utilizzo di comuni antinfiammatori, antidolorifici e la generosa applicazione di ghiaccio.
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